Ve lo avevamo promesso e da oggi inauguriamo una nuova sezione, COMPLETAMENTE DEDICATA ALLE ASSOCIAZIONI DI DANZA.
CSEN da sempre è al loro fianco e allora vogliamo cominciare questo nuovo viaggio all’interno delle associazioni sportive, per farvi conoscere le persone che le animano, le loro fatiche e le infinite emozioni, difficoltà e successi più o meno grandi, storie di vita vera da raccontare…
Ci piace iniziare da una associazione che per noi ha un valore aggiunto: La WHEELCHAIR DANCE Firenze – Centro Toscano di Danza Integrata.
Così, un pomeriggio di un sabato qualunque ci siamo recati in una palestra messa a disposizione dal Comune di Firenze e abbiamo atteso che arrivassero gli atleti della WheelChair Dance.
A poco poco sono arrivati Massimo, Anna, Laura e gli insegnati Monica e Carmine, insieme al responsabile Massimo Carletti. L’ultima ad arrivare Serena, che aveva delle notizie molto importanti da comunicare ai compagni: “Ragazzi, finalmente ce l’ho fatta!! Sono andata a vivere da sola!!” E allora a seguire grandi festeggiamenti da parte di tutto il gruppo… Momento importante per i ragazzi che lasciano la casa dei genitori per cominciare l’avventura in autonomia… Non si può che festeggiare!! Ma Monica e Carmine ricordano ai ragazzi che sono lì per allenarsi… allenarsi…e ancora allenarsi e così iniziano i riscaldamenti… Prima ci si deve riscaldare per benino per poter poi passere alle prove per la prossima esibizione di gruppo … una vera grande sorpresa.
Vederli allenare è un immenso spettacolo e non mancano discussioni per i passi che non tornano, così come tante risate di gusto. Pazienti aspettiamo la fine della lezione per far loro qualche domanda.
Laura del Sere, bellissima e molto dolce
I : “Da quanto tempo balli e cosa vuol dire per te ballare e andare alle competizioni?”
L : “ Ho 25 anni e ballo da 10 anni. Ho studiato latino americano, standard, balli di gruppo, flamenco. Non c’è un genere in particolare che preferisco, amo ballare e basta. Mi alleno anche 4/5 volte a settimana in diverse sedi della toscana. Andare alle competizioni è un motivo di crescita personale: osservare gli altri atleti, la loro preparazione, la sportività che mettono in campo…”
I : “Che difficoltà incontri nelle movenze di danza?”
L : “ La difficoltà maggiore è nella postura, stare dritti e mantenere una postura elegante. La difficoltà maggiore invece che incontro durante le gare è controllare l’emozione. Soprattutto durante gare importanti sento crescere l’agitazione e la paura prima di esibirmi, però è anche vero che queste emozioni mi aiutano a vivere bene la gara o dar il massimo, ricordandomi di essere il più rilassata possibile”
Serena Alessandri, determinata e troppo simpatica
I : “Partecipi alle competizioni di danza sportiva?”
S: “Ballo dall’età di 20 anni e ho iniziato con i balli di gruppo. Da poco, vedendo i miei compagni di allenamento, ho deciso di cimentarmi anche nelle gare di danza sportiva. Sto lavorando moltissimo con Massimo Calò per presentare un duo. Ma sto cercando un ballerino normo dotato che possa danzare con me e partecipare alle gare… E questo non è facile! Spero di trovarlo presto….”
Massimo Calò, sorriso disarmante che riscalda il cuore
I : “ La danza : cos’è per te? E’ più divertente o faticosa?”
M: “Per me la danza è soprattutto liberazione. Quando ballo, anche se faccio molta fatica, riesco a liberare tutte le emozioni che quotidianamente mi sopraffanno. Nella danza c’è di tutto: fatica, dolore, ansia per le competizioni… ma quando sento la musica, quando partono le note e sono in pista, o per un allenamento o per una gara, beh, allora in quel momento tutto scompare, quello che ho dentro e quello che c’è fuori, e allora è come se avvenisse qualcosa di magico … la musica mi trascina in un vortice leggero e lì mi sento veramente felice!
E poi ho molto forte il senso di competizione. L’ho sempre avuto… Mi piace quell’adrenalina che si prova dal momento di sapere di partecipare ad una gara fino a quando non sono sulla pista. Mi piace competere e mettermi a confronto, per vedere dove posso migliorare, sempre di più e poi… mi piace mirare al podio e poterlo raggiungere in quanto persona che conosce perfettamente i propri limiti, ma ha fatto di tutto per poterli superare.”
I : “Cosa ti piacerebbe fare di nuovo?”
M: “Una delle cose che mi piacerebbe di più fare e andare in una scuola di ballo e poter fare lezione e apprendere insieme agli allievi normodotati. Mi aiuterebbe e stimolerebbe. Ho fatto prima calcio, poi nuoto e adesso ballo dal 2009 danze standard. Mi sono avvicinato al flamenco grazie ad una bravissima insegnante, Fabiana Menici. Mi piace molto la liscio dance, dove ci sbizzarriamo con nuove coreografie e balli di coppia, ma più di tutti è la danza standard che mi permette di partecipare alle competizioni.”
I : “Quale è il tuo prossimo obiettivo che ti sei prefisso?”
M : “Mi piacerebbe fare una bella competizione con altre coppie come la mia. In Italia purtroppo ci sono ancora pochi ballerini come me che partecipano alle gare.”
Anna Menconi, campionessa di tiro con l’arco
I : “Anna, quanto è difficile essere un atleta diversamente abile?”
A : “Io vengo da un passato di competizioni agonistiche di tiro con l’arco nelle Paralimpiadi. Ho iniziato a tirare con l’arco nel 1997 e ho iniziato una carriera agonista che neanche mi aspettavo dalle prime Frecce, sono stata poi trascinata in Nazionale. Un’esperienza meravigliosa e la fortuna di poter arrivare a quei livelli. Si preoccupavano tutti di come chiamarci, in realtà abbiamo un nome e un cognome che sono sufficienti per chiamarci, così come una abilità e una disciplina ben precisa con la quale gareggiare. Prima del ‘97 non venivamo considerati nemmeno atleti ed eravamo persone di serie B. Abbiamo lottato tanto, soprattutto per farci vedere come atleti, anziché come disabili o diversamente abili. Nel 2000 sono arrivata a Sidney e mi sono accorta di come in Italia siamo indietro, perché per esempio lì ho incontrato un ragazzo americano che tirava l’arco con la bocca. In Italia, invece un ragazzo focomelico non dico che è allettato ma quasi. Qui abbiamo un’idea vecchia, di assistenzialismo. In America ci sono delle squadre di un numero consistente di atleti con disabilità che partecipano alle gare in tutto il mondo, mentre da noi non si muovono nemmeno fuori di casa. La differenza la fa la cultura e la mentalità. C’è l’idea del disabile che deve essere completamente assistito: sì magari si fa lo scivolo per i passaggi facilitati, ma per andare nel 40 % dei posti ci deve sempre spingere qualcuno. Non c’è l’idea dell’autonomia, dell’indipendenza. Personalmente sono diventata disabile all’età di 7 anni dopo un intervento sbagliato di scoliosi e in Francia la prima cosa che mi hanno insegnato era a fare tutto da sola. Sin da subito. Per fortuna nel tempo anche in Italia i disabili cominciano a farsi strada. Nel 2006 la nostra battaglia ci ha portato almeno all’equiparazione delle medaglie. A Sidney ho vinto l’oro, ma la ricompensa è stata di 1/5 rispetto ai colleghi normo dotati e ti posso assicurare che le spese che ho dovuto sostenere sono state di gran lunga superiori, dalle ferie di lavoro che ho dovuto prendere alle difficoltà che ho incontrato nel quotidiano per andare tutti i giorni ad allenarmi.”
I: “E cosa si dovrebbe fare secondo te per migliorare la situazione in Italia?”
A: “Si potrebbe fare tanto: penso ad esempio alle scuole. A Sidney lo stadio era pieno di scolaresche. Per i bambini può essere veramente educativo far vedere come le abilità possono essere davvero differenti e in qualsiasi condizione la voglia di esprimersi diventa importante e significativa.”
Monica Favini, insegnante di danza integrata tenace e allegra
I : “Monica, ci racconti come è iniziata questa avventura?
M : “Io e Carmine partecipavamo alle gare di ballo, ma ad un certo punto della nostra carriera sportiva abbiamo deciso di smettere perché la danza sportiva è una disciplina impegnativa sotto tanti punti di vista, ma nello stesso tempo ci piaceva continuare ad insegnare per trasmettere la nostra passione. Siamo andati a vedere nel 2004 una gara dove c’era una coppia giapponese diversamente abile, marito e moglie, che ci ha molto colpito. Conoscevamo da tempo Massimo Carletti, che ancor prima della danza si occupava della pallacanestro nel settore paralimpico. E così, piano piano abbiamo cominciato questa avventura…”
I: “Quali sono le difficoltà maggiori che incontrate e cosa ti piacerebbe ancora fare?”
M : “Difficoltà, se devo essere sincera, ce ne sono veramente tante. Una delle difficoltà maggiori che incontriamo è che non riusciamo a trovare insegnanti che abbiano voglia di insegnare questa disciplina e che vogliano affrontare le diverse difficoltà e problematiche che si incontrano per ballare insieme ad una sedia a rotelle. A volte è semplicemente più difficile approcciarsi a questo tipo di attività. Bisogna sicuramente avere un tipo di sensibilità maggiore, ma è anche vero che con molta buona volontà e impegno è possibile trasformare i problemi in opportunità, sia opportunità di insegnamento sia opportunità per l’allievo. E poi … a mio avviso… la soddisfazione è doppia…
Ci piacerebbe anche avere un confronto con altre scuole di danza. Sono sicura che tante potrebbero essere le persone interessate all’insegnamento per danza in carrozzina, ma che non hanno idea da che parte cominciare. Così come una cosa molto importante sarebbe per gli atleti in carrozzina poter assistere alle lezioni di danza in un’altra scuola.
E infine, una cosa che mi sta particolarmente a cuore è sensibilizzare le scuole. Sai quanti studenti con varie disabilità non immaginano nemmeno cosa sia possibile fare con lo sport o nella danza, come nel nostro caso?”
Carmine Sansone, il tenerone degli allenamenti
I : “Anche a te chiedo: quali sono le maggiori difficoltà che incontri nell’essere un insegnate di danza integrata e cosa ci vorrebbe secondo te?
C: “Affrontare le gare non è affatto semplice. Ci sono ancora tantissimi palazzetti dello sport, oppure luoghi dove ci andiamo ad esibire ad esempio, che non sono attrezzati e a volte ci dobbiamo fermare all’ingresso.
Mi chiedi cosa ci vorrebbe secondo me? Beh per me, ci vorrebbe semplicemente più cuore. All’estero si fanno le cose per i disabili, con i disabili. Se solo pensassimo di più a loro, se solo ci mettessimo più cuore, tutto sarebbe migliore.”
I : “E nonostante tutte le difficoltà cos’è che ti spinge a far l’insegnante di danza integrata?
C: “E’ un’esperienza impareggiabile, perché trascorrendo con loro tanto tempo, si diventa amici, così il resto non conta e quello che riescono loro a trasmetterti con la loro forza di volontà, con la loro determinazione è unico… come unici sono loro. Spesso noi ci scoraggiamo davanti a cose minuscole, mentre per loro lottare è il pane quotidiano. Per me sono la mia più grande fonte di insegnamento.”
Massimo Carletti, il responsabile della WheelChair Dance, sempre attento a tutti i problemi
M : “Il movimento, nonostante si sia allargato tantissimo, soffre un momento veramente critico. Nelle competizioni internazionali la nostra presenza è veramente ai minimi termini. L’attività è sempre in bilico e non ha per adesso un ricambio di nessun genere. Il fine nostro è quello di fare un’attività di base. Il fine ultimo è quello di introdurre nuovi allievi, persone disabili che vogliano avvicinarsi al mondo della danza, di qualunque genere. E’ un lavoro estremamente difficile, in Toscana ci sono circa 11.500 persone con disabilità sotto i 50 anni e solamente alcune centinaia fanno attività sportiva. Di mezzo ci va la disponibilità delle famiglie, che spesso devono accollarsi problematiche di tutti i tipi, da quelle motorie, a quelle mediche, a quelle economiche. Eppure sarebbe di fondamentale importanza superare questo scoglio, anche perché lo sport fa bene, porta benefici da tantissimi punti di vista, permette di crescere insieme.
Non può essere il solo associazionismo a farsi carico delle esigenze primarie di questi atleti. Per fare un esempio il trasporto da casa ai punti di esercizio non può essere sempre a carico delle famiglie o delle singole associazioni che spesso sono piccole. Noi partecipiamo a tutte le competizioni anche per far vedere cosa sono in grado di fare questi atleti e di allargare il movimento.”
L’intervista si è conclusa e noi ringraziamo tutti i protagonisti della WheelChair Dance per lo splendido lavoro che fanno quotidianamente.
Raccogliamo il loro appello e da queste pagine vogliamo lanciare le loro richieste:
AAA Cercasi istruttori/insegnanti per ballerini in carrozzina
AAA Cercasi ballerini normodotati per balli di coppia con gli atleti in carrozzina per partecipare alle gare
AAA Cercasi scuole di danza che vogliano ospitare i ballerini in carrozzina per assistere alle loro lezioni
Chi è disponibile?
Ma non finisce mica qui!! A breve noi di Danza Csen lanceremo una sfida di danza a tutte le associazioni….
Chi saranno quelle coraggiose da cogliere la sfida?
Intervista di Rosaria Fabrizio
Sabato 1 dicembre 2018
WHEELCHAIR DANCE Firenze – Centro Toscano di Danza Integrata
Responsabile : Massimo Carletti
Insegnanti : Monica Favini e Carmine Sansone
Atleti :
Serena Alessandri,
Massimo Calò,
Laura del Sere,
Anna Menconi
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